Santuario di Santa Maria delle Grazie - Fornò

Santuario di Santa Maria delle Grazie - Fornò

Il Santuario di Santa Maria delle Grazie è un grande edificio orientaleggiante a pianta circolare con cupola ottagonale che esercita un certo fascino, sia per il luogo dove sorge, sia per l'atmosfera di sacralità che vi si avverte.
La chiesa venne costruita verso la metà del XV secolo, per volere di Pietro Bianco da Durazzo, un personaggio straordinario, la cui figura, avvolta nel mistero, destò non poco interesse per la sua imponenza, condotta di vita ed intraprendenza. Bianco da Durazzo fu un eremita, un ex corsaro che successivamente le cronache descrissero come monaco, probabilmente convertitosi al Cristianesimo.
All'ingresso del portone della chiesa si legge ancora l'iscrizione in memoria della fondazione da lui voluta.

La struttura architettonica è una vera e propria "primizia" e capolavoro di armonia compositiva e volumi perfetti. L'uso di piante circolari, poligonali e a croce greca rivela una complessità dei rapporti volumetrici tra il corpo principale e i secondari, tali da paragonarsi ad uno stile precedente a quello bizantino: lo stile armeno. Il campanile della chiesa purtroppo è andato distrutto a.
L’atrio davanti all’ingresso principale, a capriate, è decorato con affreschi del canonico lateranense Pietro da Bagnara. Sul frontone si erge invece la statua gotica in marmo della Madonna.
All’interno, sotto la cupola, si trova l’edicola circolare con il fregio rinascimentale in cotto rifatto nel 1853 che rappresenta apostoli, dottori e santi. In basso, a sinistra rimane a ricordo della sua visita del 1507 il Ritratto di Giulio II.
A destra invece si trova la tomba di Pietro Bianco (1479).

Una copia di una tavola del Perugino, la "Famiglia della Madonna", si trova nel secondo altare di destra, mentre sull’altare centrale l’icona della Madonna Theotocos, in onore della quale Pietro Bianco costruì il Santuario.
Nella parete dietro si trova invece il rilievo marmoreo rinascimentale della Trinità, forse di Antonio Rossellino o Agostino di Duccio. Sempre lì si trovava l’affresco del quattrocento del Presepio di Marco Palmezzano, dove si riconosce come sfondo la città di Forlì, ora staccato e conservato in Pinacoteca.
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